"La distruzione del paesaggio è per me un lutto terribile. Bisogna indignarsi e fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come un’area da edificare". (Andrea Zanzotto)

venerdì 12 agosto 2016

ULTIMO APPELLO C&C


ANCORA RISCHIO ALLUVIONI PER LA EX C&C

È passato un anno dall’asporto delle 2.772 tonnellate di rifiuti dalla ex C&C di Pernumia. Altre 49 mila tonnellate, il 90%, rimangono saldamente dentro quei capannoni che non possono far altro che deteriorarsi sempre più. A dispetto di quanto assicurato dalle autorità italiane alla Commissione Petizioni europea, cui i cittadini si erano rivolti, l’asporto rifiuti è tutt’altro che “in corso”, la situazione è tutt’altro che “sotto controllo”, come si era prodigata ad affermare l’onorevole Elisabetta Gardini a Bruxelles il 23 giugno 2016 nel velleitario tentativo di affossare la petizione popolare. È ora di capire che la situazione è sotto controllo solo fino alla prossima emergenza alluvione/tromba d’aria, tanto per citare i fenomeni di rischio più frequenti. Ma se la politica interviene tempestivamente solo nelle emergenze, i cittadini che convivono quotidianamente con il rischio non dimenticano, e non si rassegnano a considerare la fabbrica dei veleni una “situazione sotto controllo”. E di questo ha preso atto anche la Commissione Europea che mantiene tutt’ora aperta la petizione, non vedendo all’orizzonte nessuna conclusione della vicenda.
In una lettera appena inviata alla Regione, ai tre Comuni di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare, al Genio Civile, al Consorzio di Bonifica competente e al Bacino PadovaSud, viene chiesto di attivare strumenti normativi per attingere a fondi stanziati dal Ministero per l’Ambiente per la prevenzione del rischio idrogeologico. In particolare si chiede che l’area occupata dai capannoni della ex C&C e le aree limitrofe siano inserite nelle “zone di attenzione” ai sensi dell’art. 6 lettera d) del PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico). Firmatari del documento non sono soltanto il Comitato SOS C&C e l’Associazione LaVespa, che da anni si battono per il problema specifico della fabbrica dei veleni, ma anche una serie di Associazioni attente alla salvaguardia del territorio di livello locale e nazionale, come Legambiente, Italia Nostra, Comitato Difesa Colli Euganei, Comitato Lasciateci Respirare e Il Colibrì, a garanzia e testimonianza che questo è un problema che va ben al di là dei confini comunali.
Se un’alluvione travolgesse i capannoni già fatiscenti della ex C&C, le 49 mila tonnellate di rifiuti verrebbero dapprima “spalmati” nella campagna circostante, e successivamente, con il ritiro delle acque, i veleni verrebbero trascinati a ridosso della laguna di Venezia, seguendo il naturale corso dei fiumi. Scenario improbabile? Non proprio. Si sa che i cambiamenti climatici in atto aumentano l’evaporazione dei suoli e dei mari, le zone aride diventano sempre più aride, le zone piovose diventano sempre più piovose e il Veneto è una zona piovosa. Negli ultimi sei anni i tre comuni coinvolti hanno subito alluvioni a più riprese, il più penalizzato è stato Battaglia Terme, ma l’ultimo episodio, di giugno 2016, ha riguardato proprio Pernumia. E il canale Vigenzone, che sfiora la ex C&C, è stato più volte in stato di allerta per rischio esondazione. Questo è avvenuto il 25 dicembre 2010, poi il 16 marzo 2011.
Il 4 febbraio 2014 poi la situazione si è presentata in modo estremamente allarmante, in quanto mancavano pochi centimetri alla tracimazione. Questo ha indotto Bacino PadovaTre a inviare un fax urgente al Genio Civile di Padova per informarlo di avere provveduto a porre delle paratie onde evitare che l’aumento del livello idrico potesse arrivare all’ingresso dei capannoni e di conseguenza allagare gli spazi interni e i rifiuti, e per chiedere di essere informato tempestivamente su eventuali peggioramenti del deflusso del Canale Battaglia. Tutto questo non basta a far considerare l’area degna di particolare attenzione per quanto riguarda il rischio idrogeologico?



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