"La distruzione del paesaggio è per me un lutto terribile. Bisogna indignarsi e fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come un’area da edificare". (Andrea Zanzotto)

mercoledì 30 novembre 2016

Bruxelles: La petizione sui rifiuti tossici della C&C rimane aperta(comunicato stampa)


COMITATO SOS C&C – ASSOCIAZIONE LaVespa

La petizione presentata dai cittadini nel 2013 riguardante la ex C&C di Pernumia (PD), la cosiddetta “fabbrica dei veleni”, è stata ridiscussa lo scorso lunedì a Bruxelles, in Commissione Petizioni, con esito positivo, dal momento che la Commissione stessa ha riconosciuto la necessità di mantenere aperto il procedimento e di fare altre indagini presso le autorità italiane (Regione Veneto e Comune di Pernumia).
I rappresentanti dell’Associazione LaVespa e del Comitato SOS C&C con una presentazione convincente hanno esposto i motivi per i quali il problema del sito di Pernumia merita nuovi approfondimenti, non solo per cercare altri fondi, ma perfino per smuovere i finanziamenti, peraltro non risolutivi, ancora fermi nelle casse regionali da diversi anni. Per cominciare, i 200.000 euro dati nel 2009 per l’analisi dell’area esterna che non sono ancora stati utilizzati, dopo ben 7 anni. Erano finalizzati a verificare la contaminazione del suolo e delle falde, dal momento che 3.500 tonnellate di rifiuti erano stati riversati sul terreno e lì sono rimasti per oltre 5 anni. Anche il progetto tecnico è già pronto e approvato, ma non si procede. Si ha forse paura di quello che si dovrebbe fare se la falda risultasse inquinata?
Il secondo finanziamento è del 2011: altri 500.000 euro per la messa in sicurezza e il parziale asporto di rifiuti. Praticamente con un bando del 2015 sono state asportate 2.700 tonnellate, pari al 4% delle 52.000 totali, utilizzando 250.000 euro.
Ma vi sono soprattutto il milione e mezzo di euro che la Regione Veneto ha stanziato nel 2014 per la rimozione dei rifiuti. Ebbene, questi soldi non sono stati inseriti nel bando di gara del 2015 sopra citato anche se erano già disponibili. Perché?
Intanto la situazione del sito è ancora grave, addirittura ignoti alcuni mesi fa hanno rotto i lucchetti e scaricato nel cortile altri rifiuti (di che natura?) avvolti alla bell’e meglio nei sacchi. Restano sempre i rischi legati alla vetustà degli edifici e ai fenomeni come trombe d’aria e alluvioni che gli anni scorsi hanno sfiorato in modo preoccupante il sito e per il futuro non si possono né prevedere né contenere.
La funzionaria della Commissione europea che ha coordinato l’inchiesta ha ringraziato i cittadini per queste nuove informazioni, che gettano una nuova luce sulla vicenda. Tra gli eurodeputati italiani erano presenti solo Eleonora Evi e Marco Zullo (M5S), che hanno fatto due precise richieste: di coinvolgere anche la Commissione Ambiente e Sicurezza Alimentare (ENVI) nella vicenda e di inviare le prossime lettere non più solo alla Regione Veneto, ma anche al Sindaco di Pernumia. Infatti, da una richiesta di accesso agli atti avanzata dal consigliere regionale Andrea Zanoni (PD) lo scorso luglio riguardante il milione e mezzo, risulta che il Comune di Pernumia non ha ancora avanzato nessuna richiesta di utilizzo di quei fondi. Il sindaco peraltro, forse in previsione del nostro appuntamento a Bruxelles, alcune settimane fa aveva annunciato un nuovo bando di gara, ma non c’è ancora niente di formale e di certo.
Il mantenimento della petizione aperta è un grande successo che permette ai cittadini di essere aiutati da un organo così importante nell’azione di sprone alle istituzioni italiane.

Annachiara Capuzzo – Comitato SOS C&C – 3483433179 – www.comitatososcec.altervista.org
Turatto Loredana – Associazione LaVespa – info@lavespa.org - 3400621940 – www.lavespa.org


domenica 27 novembre 2016

C&C A Bruxelles: il link della diretta streaming(alle 16,30 di lunedì 28 novembre)

Lunedì 28 novembre, a Bruxelles, i rappresentanti del comitato SOS C&C e LaVespa (accompagnati dall’eurodeputata Eleonora EVI (M5S) esporranno davanti alla Commissione Petizioni i motivi per i quali la petizione sulla vicenda della ex C&C di Pernumia (PD) inoltrata tre anni fa deve restare aperta

L'Audizione sarà visibile alle ore 16.30 di lunedì 28 novembre sul seguente link

Sarà proiettato inoltre in diretta presso la Biblioteca di Due Carrare alle ore 16.30

La Regione Veneto infatti, nello scambio documentale intercorso con la Commissione, comunicava di avere messo in atto o avviato provvedimenti per la risoluzione del problema della ex C&C, quali stanziamenti di denaro, interventi di messa in sicurezza, analisi, tanto da indurre la Commissione Petizioni a chiedere la chiusura del procedimento in quanto “le autorità italiane competenti stanno adottando misure appropriate per assicurare la pulizia del sito” (maggio 2016).
Ma poiché invece la situazione della cosiddetta fabbrica dei veleni di Pernumia non è affatto mutata né tantomeno risolta, su quanto dichiarato dalle autorità italiane (Regione Veneto e Comune di Pernumia) i cittadini daranno delle opportune precisazioni. Non bastano infatti degli atti formali a risolvere il problema, e in questa vicenda molte intenzioni programmatiche sono ancora allo stato di intenzioni programmatiche e importanti stanziamenti di fondi, peraltro non risolutivi, sono ancora fermi nelle casse regionali da diversi anni.

Per cominciare, lo stanziamento di 200.000 euro della Regione per l’analisi dell’area esterna non è ancora stato utilizzato, dopo ben 7 anni. Era finalizzato a verificare la contaminazione del suolo e delle falde dal momento che 3.500 tonnellate di rifiuti erano stati riversati sul terreno e lì sono rimasti per 5 anni. I passaggi normativi sono stati fatti, ma il Sindaco di Pernumia ha dichiarato che non farà eseguire le analisi prima della completa rimozione dei rifiuti che sono dentro ai capannoni. Per come stanno procedendo le cose, tra quanti anni i cittadini sapranno se le falde idriche sono contaminate?
Il secondo finanziamento è del 2011: altri 500.000 euro per la messa in sicurezza e il parziale asporto di rifiuti. Praticamente con un bando del 2015 sono state asportate 2.700 tonnellate, pari al 4% delle 52.000 totali, utilizzando 250.000 euro.
Ma il caso più clamoroso riguarda 1.500.000 euro che la Regione Veneto ha stanziato nel 2014 per  la rimozione dei rifiuti. Ebbene, il bando di gara del 2015 sopra citato ha riguardato solo 250.000 euro residui del finanziamento del 2011, anche se il milione e mezzo era già disponibile alla data del bando. A tutt’oggi, dopo due anni, anche questo finanziamento non è ancora stato speso. Il Comune ha solo annunciato che lo utilizzerà, ma i tempi sono ancora tutti da definire.

Intanto la situazione del sito è sempre molto precaria, addirittura, terminati i lavori, l’area è stata abbandonata e ignoti hanno scaricato altri rifiuti all’interno. Dentro vi sono ancora 50.000 tonnellate di rifiuti mentre rimangono i rischi legati all’età degli edifici e a trombe d’aria e alluvioni, sempre più frequenti.

I cittadini si chiedono: se le autorità italiane, a petizione aperta, stanno affrontando il problema con i ritardi che abbiamo visto, cosa succederebbe se la petizione venisse chiusa? La situazione potrebbe solo peggiorare. Evidentemente sono necessarie ulteriori inchieste da parte della Commissione europea, non solo per accelerare la ricerca di fondi, ma perfino per utilizzare quelli già disponibili.

giovedì 24 novembre 2016

PetizioneC&C! Lunedì 28 andiamo ancora al Parlamento Europeo!

 
COMITATO SOS C&C – ASSOCIAZIONE LaVespa

La petizione presentata dai cittadini nel 2013 riguardante la ex C&C sarà ridiscussa lunedì 28 novembre, a Bruxelles, in Commissione Petizioni. Grazie all’interessamento dell’eurodeputata Eleonora EVI (M5S), i rappresentanti dell’Associazione LaVespa e del Comitato SOS C&C esporranno nuovamente i motivi per i quali il problema del sito di Pernumia merita una rinnovata attenzione e nuovi approfondimenti.
La Regione Veneto infatti, nello scambio documentale intercorso con Bruxelles, comunicava di avere messo in atto o avviato provvedimenti per la risoluzione del problema della ex C&C, quali stanziamenti di denaro, interventi di messa in sicurezza, analisi, tanto da indurre la Commissione Petizioni a chiedere la chiusura del procedimento in quanto “le autorità italiane competenti stanno adottando misure appropriate per assicurare la pulizia del sito” (maggio 2016).
Ma poiché invece la situazione della cosiddetta fabbrica dei veleni di Pernumia non è affatto mutata né tantomeno risolta, su quanto dichiarato dalle autorità italiane (Regione Veneto e Comune di Pernumia) i cittadini daranno delle opportune precisazioni. Non bastano infatti degli atti formali a risolvere il problema, e in questa vicenda molte intenzioni programmatiche sono ancora allo stato di intenzioni programmatiche e importanti stanziamenti di fondi, peraltro non risolutivi, sono ancora fermi nelle casse regionali da diversi anni.

Per cominciare, lo stanziamento di 200.000 euro della Regione per l’analisi dell’area esterna non è ancora stato utilizzato, dopo ben 7 anni. Era finalizzato a verificare la contaminazione del suolo e delle falde dal momento che 3.500 tonnellate di rifiuti erano stati riversati sul terreno e lì sono rimasti per oltre 5 anni. I passaggi normativi sono stati fatti, ma il Sindaco di Pernumia ha dichiarato che non farà eseguire le analisi prima della completa rimozione dei rifiuti che sono dentro ai capannoni. Per come stanno procedendo le cose, tra quanti anni i cittadini sapranno se le falde idriche sono contaminate?
Il secondo finanziamento è del 2011: altri 500.000 euro per la messa in sicurezza e il parziale asporto di rifiuti. Praticamente con un bando del 2015 sono state asportate 2.700 tonnellate, pari al 4% delle 52.000 totali, utilizzando 250.000 euro.
Vi sono poi i 1.500.000 euro che la Regione Veneto ha stanziato nel 2014 per la rimozione dei rifiuti. Ebbene, il bando di gara del 2015 sopra citato ha riguardato solo 250.000 euro residui del finanziamento del 2011, anche se il milione e mezzo era già disponibile alla data del bando. A tutt’oggi, dopo due anni, anche questo finanziamento non è ancora stato speso. Il Comune ha solo annunciato che lo utilizzerà, ma i tempi sono ancora tutti da definire.

Intanto la situazione del sito è sempre molto precaria, addirittura, terminati i lavori, l’area è stata abbandonata e ignoti hanno scaricato altri rifiuti all’interno. Dentro vi sono ancora 50.000 tonnellate di rifiuti mentre rimangono i rischi legati all’età degli edifici e a trombe d’aria e alluvioni, sempre più frequenti.

I cittadini si chiedono: se le autorità italiane, a petizione aperta, stanno affrontando il problema con i ritardi che abbiamo visto, cosa succederebbe se la petizione venisse chiusa? La situazione potrebbe solo peggiorare. Evidentemente sono necessarie ulteriori inchieste da parte della Commissione europea, non solo per accelerare la ricerca di fondi, ma perfino per utilizzare quelli già disponibili.


 Questo è il link per seguire il dibattito lunedì 28 novembre in streaming: http://www.europarl.europa.eu/ep-live/en/committees/video?event=20161128-1500-COMMITTEE-PETI

giovedì 3 novembre 2016

NUOVA LEGGE QUADRO REGIONALE E PARCO DEI COLLI EUGANEI: CRITICHE E PROPOSTE

Si è svolto giovedì 29 settembre alle 20.30, al Centro Bachelet di Battaglia Terme l'incontro-confronto organizzato da varie associazioni ambientaliste  sulla nuova legge regionale relativa ai parchi.
E' in sostanza il tentativo, ragionato e "disperato" di correggere il disegno della Regione indirizzandolo verso l'obiettivo di migliorare, non di far fuori il Parco dei Colli. 
Presentiamo qui di seguito l'esaustiva relazione di Gianni Sandon. 
Buona lettura! (Leggete (e impegnatevi) fino in fondo!)



NUOVA LEGGE QUADRO REGIONALE E PARCO DEI COLLI EUGANEI: CRITICHE E PROPOSTE


Non è un incontro di circostanza.
Le considerazioni svolte nella presente relazione sono il risultato del confronto che si è svolto all'interno di un gruppo di associazioni ambientaliste.
Le sottoponiamo alla vostra attenzione e sollecitiamo le vostre osservazioni e magari anche le vostre critiche. L'obiettivo è comunque quello di tentar di trovare dei punti di accordo, se non su tutto almeno sulle questioni di fondo. E tentar di promuovere assieme qualche iniziativa, in particolare nei confronti della Regione, anche in vista della fase delle audizioni che a breve dovrebbe aprirsi.
In ogni caso abbiamo pensato fosse utile per tutti creare un momento di riflessione e confronto su un tema così rilevante.

Acqua sporca

Il pericolo incombente è che con la proposta di legge in discussione vengano prese dalla Regione, approfittando di distrazione e disinteresse, decisioni nefaste per il territorio e la nostra comunità.
In concreto: temiamo che si possa verificare il classico caso che assieme all'acqua sporca si butta dalla finestra anche il neonato!
Di sicuro di acqua sporca da buttare qui ce n'è tanta. Siamo i primi a ritenere necessari e urgenti profondi cambiamenti.
Ma questa proposta di legge della Regione non migliora la situazione, anzi secondo noi la peggiora. Uccide il Parco! E ci fa fare un salto nel buio.
Spero che tutti l'abbiano letta, anche se non è proprio una lettura piacevole. Per di più bisognerebbe aver letto anche le altre versioni (siamo alla quarta a partire dal 2012: brutto segno queste lungaggini e questi continui cambiamenti!), e magari anche le altre che l'hanno affiancata (del PD e dei sindaci dei Colli).

Le critiche di fondo in sintesi

In estrema sintesi contestiamo questa proposta in particolare per questi due motivi di fondo:
  • cancella la parte più qualificante del Parco, stravolgendone e immiserendone le finalità e prospettando di conseguenza un drastico ridimensionamento di tutto l'apparato (personale e sede);
  • conferma invece, nella sostanza, l'attuale “governance”, che costituisce per noi proprio il vero problema, la causa principale (Regione a parte) dell'attuale critica situazione.
Cercherò di documentare queste affermazioni e di fare delle concrete controproposte. Sulle quali vorremmo sentire il vostro parere.

Legge quadro?

Credo sia necessaria una premessa importante.
Questa che stiamo discutendo è presentata come una legge quadro, che dovrebbe “disciplinare e valorizzare la rete ecologica regionale...
In realtà non lo è (con conseguenze pratiche importanti). Infatti:
  • riguarda, non dico esclusivamente, ma principalmente si, proprio il Parco dei Colli Euganei;
  • e peraltro, anche con specifico riferimento al nostro Parco, è non poco pasticciata (e mi riferisco qui, al momento, non al merito ma alla forma).
Ma se è così le conseguenze pratiche sarebbero:
  • che resta sul tappeto il problema di una effettiva legge quadro (detto tra parentesi lo è molto di più la proposta Azzalin e altri del 2013);
  • che se proprio si vuole intervenire sul Parco dei Colli Euganei, basterebbe allora agire con una legge ad hoc sulla specifica legge istitutiva (come si è fatto varie volte in passato) senza questa confusa e, lasciatemi dire, ipocrita messinscena.

No, non è una legge quadro!

Diciamo sinteticamente perchè non riteniamo questa una legge quadro.
Il titolo enuncia, come dicevo, che la legge “disciplina e valorizza la rete ecologica regionale...”. Proposito che resta però solo nel titolo e nella pomposità del 1° articolo (“finalità ed obiettivi”). La rete ecologica regionale comprende infatti, lo ricordiamo, i parchi ma anche varie altre tipologie di aree protette (le aree SIC/ZPS, i corridoi ecologici, le aree Unesco...). Ebbene, la nostra legge:
  • in realtà già subito all'art. 2 circoscrive il suo campo di intervento ai soli parchi regionali, una parte quindi della rete ecologica, demandando il resto ad altri provvedimenti;
  • non riguarda certo la istituzione di nuovi parchi regionali (non credo ci sia qualcuno convinto del contrario);
  • si riferisce quindi in definitiva ai soli 5 esistenti; e tra questi il primo, se non l'unico, ad essere incisivamente interessato dalla legge è proprio il Parco dei Colli Euganei.
E perchè allora, come dicevo, se l'obiettivo è il nostro Parco, non si è casomai pensato ad un provvedimento specifico senza passare per questa confusa e fuorviante messinscena? Questa in effetti potrebbe anche essere la prima osservazione/proposta da fare alla Regione: o fai una vera legge quadro o intervieni sulla legge specifica!

L'intreccio perverso tra la presunta legge quadro e la legge 38/'89 istitutiva del Parco dei Colli Euganei

Tanto più che c'è questa ulteriore aggravante dovuta al mescolamento delle due diverse impostazioni.
Per il Veneto fin qui noi abbiamo avuto la legge quadro per i parchi 40/'84 e poi, sulla base di questa, le singole, specifiche leggi istitutive dei 5 parchi regionali; per i Colli la 38/'89.
Ebbene, la proposta in questione all'art. 41:
  • abroga completamente la legge quadro 40/'84;
  • abroga poi alcuni articoli della 38 e ne lascia in vigore diversi altri. E precisamente abroga tutti quelli relativi alla “governance” (dal 17 al 29) e 3 e mezzo di quelli relativi alla prima parte (per esempio, come vedremo, quelli relativi all'iter del PA e alla Commissione Tecnica). Non abroga invece quelli relativi alle finalità del Parco e ai contenuti del PA.
Non approfondisco la questione, ma è evidente che ne nasce un grande pasticcio: per il nostro Parco varrebbero contemporaneamente alcuni articoli della vecchia 38 e tutta una serie di articoli della nuova legge. Provate a mettere assieme il testo risultante e vedrete il pasticcio impresentabile che ne vien fuori. E ne avremo qualche riprova tra poco.

Parco dei Colli Euganei: solo “natura”?

Entriamo nel merito di cosa cambierebbe per il nostro Parco.
Il pericolo più grave sta nelle nuove finalità che vengono previste per i parchi, il nostro in particolare. Detto in sintesi:
  • si dovrebbe occupare solo di natura, non di paesaggio, non di ambiente, non di territorio.
E già nascerebbero su questa artificiosa frammentazione una montagna di perplessità. E non è certo solo filosofia!

Conseguenza 1: autorizzazione paesaggistica ai singoli Comuni

Coerentemente con questa impostazione il Parco, tra le altre conseguenze, in particolare, non dovrebbe più rilasciare l'autorizzazione paesaggistica e dovrebbe rivedere radicalmente il Piano Ambientale. Vediamo la prima.
I vari interventi, quelli edilizi e altri, sarebbero subordinati alla verifica di compatibilità con il “Piano del Parco”. L'Ente gestore (art. 16) dovrebbe rilasciare un nulla osta di compatibilità con detto Piano del Parco (vedremo tra poco i contenuti di questo Piano) ma solo per quegli interventi, anche edilizi, “CHE POSSONO ALTERARE IN MODO PERMANENTE L'ASSETTO AMBIENTALE E DELLE RISORSE NATURALI”. Invito a immaginare la confusione e i possibili contenziosi su questo concetto di “alterazione permanente delle risorse naturali”!
Le funzioni relative all'autorizzazione paesaggistica vengono invece delegate ai singoli Comuni.
Viene cancellata la Commissione Tecnica prevista dai commi 3 e 4 dell'art. 16 della 38 (art. 41, c. 2b) (il mezzo articolo cui facevo prima riferimento).
In quanto al nuovo nulla osta “entro 1 anno dalla emanazione della legge la Giunta adotta una apposita direttiva per fissarne le modalità di rilascio”. C'è bisogno dunque di una nuova direttiva e di un anno di tempo per questo nuovo tipo così nebuloso di nulla osta!!
A parte altri dubbi vari (per esempio: come verrà gestito e da chi il vincolo idrogeologico?) non possono non essere oggetto di forte preoccupazione:
  • la riduzione dei poteri di intervento del Parco al solo campo (peraltro dai confini indefiniti) della protezione “naturalistica”;
  • lo sgretolamento dell'ottica unitaria (in senso territoriale ma anche burocratico per i vari tipi di vincolo) con la quale, pur con tanti aspetti critici, sono state finora gestite le pratiche edilizie;
  • il periodo di confusione e di disagi che si profila soprattutto per i cittadini;

Insomma un vero arretramento burocratico e culturale di fondo.

Tornerò tra poco anche con delle proposte su questo problema delle autorizzazioni paesaggistiche.

Conseguenza 2: ridimensionato e depotenziato il Piano Ambientale

Per quanto riguarda il Piano Ambientale la situazione è ancora più confusa e preoccupante.
Intanto non si parla più di Piano Ambientale, ma (art. 9), come ho già citato prima, di “PIANO DEL PARCO”, che deve “assicurare la necessaria protezione, conservazione e valorizzazione della natura e dell'ambiente” (scappato??). Ma si precisa subito dopo che il “piano determina... vincoli e limitazioni … al fine di evitare disturbi e impatti al patrimonio naturalistico...”. Più esplicitamente nella proposta del 2012 si parlava non di Piano del Parco ma di “Piano naturalistico”. Ma la sostanza non cambia. Ed è con questo Piano del Parco che deve essere fatta la verifica di compatibilità di cui si è detto poco fa.
E il nostro PA che ha l'impostazione e la ricchezza che specificheremo meglio tra poco? Non è detto nulla di preciso su che sorte deve avere. Sono fatti salvi, come già osservato, gli articoli relativi ai contenuti e agli elaborati, non quelli relativi all'iter per l'approvazione. Si dice solo: “Per i parchi … già istituiti... sono fatte salve le disposizioni dei relativi piani, ove più restrittive”. Cosa vuol dire??? Impossibile decifrare, agli effetti pratici, questa norma. Come si fa a decidere quali sono le norme “più restrittive” tra piani fra loro così diversi come PA e Piano del Parco? Mistero!
Intuibile che periodo di confusione e disorientamento nascerà anche qui per cittadini e operatori.

Conseguenza 3: ridimensionati anche personale e sede

E' chiaro quindi che siamo di fronte all'aspetto centrale della nuova legge, sia per quanto riguarda la mission politico-culturale del Parco, ma anche per quanto riguarda, in termini più pratici, la sua organizzazione; diventerà inevitabile, se passa la legge, il ridimensionamento del personale (tanto se deve occuparsi solo di “natura”!). E infatti (art. 40, c. 9): “Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, la Giunta regionale effettua la ricognizione delle risorse umane e strumentali dei parchi regionali al fine di provvedere al nuovo assetto organizzativo dei parchi stessi”. E per capire a chi è diretto questo “nuovo assetto organizzativo” basta leggere la relazione illustrativa: “vista la notevole differenza di dotazione organica tra i 5 parchi regionali, la medesima razionalizzazione viene operata anche in seno al personale dipendente degli Enti Parco, attraverso un controllo diretto da parte della Regione”. E va da sé che questo ridimensionamento del personale comporterà anche quello della sede (e così dopo Ca' Emo a Monselice andrà in crisi anche Ca' Mori a Este).

Per i Colli Euganei un salto mortale all'indietro

Se questi aspetti sono importanti per tutti i parchi, lo sono tanto più per un Parco come questo nostro dei Colli Euganei. Val la pena di farci qualche specifico ragionamento.
Non c'è dubbio che la caratteristica fondamentale dei Colli Euganei è quella di essere un territorio assolutamente originale sotto il profilo geologico-naturalistico, ma allo stesso tempo di presentare un densissimo intreccio tra questi aspetti e quelli, spesso straordinariamente qualificanti, legati ad una presenza millenaria e diffusa dell'uomo.
Impossibile e oltremodo artificioso dividere qui natura-paesaggio-ambiente e territorio.
Ma quel che è peggio è che la nostra comunità questa problematica se l'è già trovata di fronte e ha già fatto delle scelte che, dando pure per scontate incertezze e contraddizioni, sono nella sostanza estremamente avanzate. E che ora tornare superficialmente indietro sarebbe veramente delittuoso.
Mi soffermo ancora un attimo su questo aspetto (sul quale peraltro sarebbe importante soffermarsi molto più a lungo).
La legge 38, arrivata come vedremo non a caso (quello dei Colli è stato il 1° parco del Veneto), precisa subito (art. 1, c. 1) che il Parco è istituito
al fine di tutelare i caratteri naturalistici, storici e ambientali del territorio
E ancora più chiaramente precisa (art.2) che finalità del parco è:
la tutela, il mantenimento, il restauro e la valorizzazione dell'ambiente naturale, storico, architettonico e paesaggistico considerato nella sua unitarietà e il recupero delle parti eventualmente alterate”.
E se in realtà fissa dei confini piuttosto ristretti (la parte collinare vera e propria o poco più) ha però l'accortezza di considerare provvisori tali confini e di delegare il Piano Ambientale a individuare quelli definitivi.
E in questa direzione il Piano Ambientale (adottato, ricordiamo, nel '94 e approvato nel '98) fa un lavoro di straordinario livello politico-culturale e lo traduce concretamente in un prezioso strumento di tutela ma anche di gestione e di promozione.
Sarebbe imperdonabile chiudere ora così maldestramente questa fase invece che riprendere e valorizzare questo strumento più che mai attuale nella sua impostazione, ma purtroppo misconosciuto e tradito, buttandolo dalla finestra come acqua sporca.

Piano Ambientale, il “vestito” su misura per i Colli Euganei

Vi abbiamo distribuito le poche ma densissime pagine della sintesi introduttiva della Relazione illustrativa del PA perchè delineano nel modo più chiaro le linee portanti di questo strumento. Almeno questa sintesi bisognerebbe leggerla con attenzione.
Si vedano in particolare i 4 “aspetti peculiari” che caratterizzano le scelte del PA:
  • dal cuore del Parco alla periferia (che chiarisce, tra l'altro, le ragioni che hanno portato all'allargamento dei confini);
  • importanza assegnata al paesaggio (con i riferimenti alle “unità di paesaggio”);
  • tentativo di spostare l'asse della tutela ambientale dai vincoli alla gestione attiva (con riferimenti ai progetti);
  • rapporti di dialogo e d'interazione coi piani locali
Sono altrettante “chiavi di lettura per ben intendere le proposte e la struttura del PA”.
[E a proposito del “cuore” e della “periferia” richiamo almeno le prime righe veramente centrali per capire la “struttura” del PA: “Un primo aspetto concerne lo spostamento d'attenzione dal “cuore” del Parco alla sua “periferia”. E' infatti nella fascia periferica, interna ed esterna ai confini fissati dalla legge istitutiva, che si manifestano i principali problemi, i conflitti e le incompatibilità che occorre affrontare per assicurare effettivamente la salvaguardia del Parco e del suo stesso cuore; ed è, d'altra parte, in questa stessa fascia che si profilano le maggiori opportunità per promuoverne la valorizzazione e la corretta utilizzazione ...”]

Ma si vedano poi le 5 principali “strategie di gestione” proposte dal Piano:

A - per la gestione del patrimonio naturale e culturale
B - per il controllo delle attività incompatibili
C - per la valorizzazione agroforestale
D - per il controllo dell'urbanizzazione
E - per l'organizzazione e il controllo della fruizione

[A proposito della valorizzazione agroforestale, faccio solo questa citazione, il PA evidenzia: “la centralità delle attività agricole ai fini della tutela dei caratteri specifici del paesaggio Euganeo, della difesa del suolo e degli equilibri ecologici, della conservazione del patrimonio culturale diffuso, oltre che ai fini dello sviluppo sostenibile delle popolazioni locali”]

E. ancora, si veda la descrizione, sia pure sintetica, delle 3 parti principali che caratterizzano la struttura del PA:
  • la tradizionale zonizzazione, ma con la innovazione delle 26 unità di paesaggio
  • l'articolazione del PA per settori di attività o di intervento
  • la fondamentale normativa per PROGETTI
tematici
integrati
di intervento unitario

Bisognerebbe ovviamente leggerla poi tutta la Relazione illustrativa che giustifica rigorosamente questa impostazione.
La cartografia e le norme di attuazione costituiscono la coerente traduzione di questa impostazione.

Vestito” purtroppo lasciato … nell'armadio!

E' o no questo il “vestito” più adatto al nostro Parco? Non è una conquista che dovrebbe essere difesa da tutti?
Purtroppo però questo “vestito” è rimasto nell'armadio!
Il PA è stato sostanzialmente misconosciuto e disapplicato. E questo è il vero problema di fondo!
E adesso invece che riprendere questo strumento, magari “pulendolo” e aggiornandolo, lo si vorrebbe distrattamente buttare nel dimenticatoio, nei rifiuti mi verrebbe da dire, sostituendolo con che cosa? Abbiamo visto con che tipo di piano (solo “naturalistico”), e con quali conseguenze. Un vero e proprio miope, irresponsabile vorrei dire, salto nel buio.

Le radici profonde della 38 e del Piano Ambientale

Prima di fare qualche osservazione sulla organizzazione del Parco e di fare delle concrete proposte, un'ultima considerazione “storica”, ma utile per capire l'attuale situazione e valutare le prospettive.
Lo accennavo prima: la legge '38, col collegato PA, non è nata per caso nel 1989. Ben lungi dal voler avventurarmi sul terreno di una ricostruzione storica, peraltro non priva di interesse credo, mi limito a ricordare che l'idea di un'area protetta speciale era nata già a metà degli anni 60, col Consorzio Valorizzazione Colli Euganei, ma ha avuto una spinta decisiva da quegli avvenimenti clamorosi (protagonisti stavolta in particolare i cittadini, organizzati in Comitati) che hanno portato i Colli e i loro problemi ambientali, fine anni 60/primi anni 70, alla ribalta nazionale tanto da indurre il Parlamento a emanare una legge speciale (la n. 1097 del 1971), una delle prime leggi “ambientali” in Italia, per fermare quell'attività estrattiva che allora stava letteralmente demolendo questo paesaggio.
Ma questa ondata di interesse ha portato anche ad altri decisivi provvedimenti di tutela (fermando ad esempio progetti che prevedevano milioni di metri cubi nelle più belle aree dei Colli) e ha anche spinto a concretizzare operazioni di valorizzazione che hanno orientato in modo decisivo la politica di gestione di questo nostro territorio. D'obbligo ricordare almeno tutte le acquisizioni, dirette o indirette, del Consorzio Valorizzazione, sia di aree di pregio naturalistico come monte Grande, monte della Madonna, monte Venda (non l'area militare), sia di altri beni storico-ambientali come villa Beatrice e m. Gemola, fornace di cava Bomba e m. Cinto, castello di S. Martino, colle della Rocca, la stessa villa Draghi e il suo parco ... E ancora, in altro ambito, la collezione che da dato vita al museo Centanin.
E' sullo sfondo di queste spinte, attente alla ricchezza di valori di questo territorio, che si è concretizzata la proposta del nostro Parco.

La nuova legge regionale è dunque per i nostri Colli quanto di più inadeguato si possa proporre: per la natura ma anche per la storia del nostro territorio.

Il vero problema: non la 38 e il PA, ma la “governance” del Parco

Ma perchè non abbiamo saputo valorizzare lo strumento del Piano Ambientale così apprezzabilmente impostato? Perchè, vale a dire, il Parco in questo quarto di secolo non ha messo radici profonde?
Riflessione che meriterebbe un convegno, non qualche semplice slogan. E' purtroppo a questi che devo limitarmi qui, precisando almeno che sono però “slogan” meditati e convinti.
In estrema sintesi: troppo potere dato ai sindaci (che non si sono dimostrati all'altezza del ruolo loro assegnato – e lo dico senza accentuazioni polemiche fine a se stesse – lo ammettono del resto anche tanti sindaci), e troppo scarso il coinvolgimento degli altri protagonisti (certo, bisogna dirlo, anche per colpa loro, almeno in parte; e ci metto anche le nostre associazioni ambientaliste).
Non è allora sull'impoverimento e sul restringimento dei compiti e delle finalità del Parco che bisogna puntare, ma su una diversa gestione.
E' esattamente il contrario di quel che vuol fare la Regione che per quanto riguarda la gestione continua invece ad affidarla completamente ai soli sindaci (con qualche variante del tutto secondaria sulla modalità delle nomine).

4 proposte per una nuova “governance”

A questo proposito le concrete proposte che noi facciamo sono allora queste (sottolineato che la premessa irrinunciabile, lo sottolineo ancora, è che vengano mantenute le finalità e gli obiettivi che abbiamo illustrato, perchè se il Parco deve diventare solo “naturalistico” è chiaro che anche tutto il problema della gestione diventa secondario).

1 - Va bene la Comunità formata dai Sindaci come si legge nella proposta (il Consiglio del Parco in altre parole). Ma proponiamo che sia allargata anche ad altre componenti, come del resto era previsto dalla stessa Giunta nella proposta del 2012; che prevedeva la presenza nella Comunità di rappresentanti delle:
associazioni ambientaliste
associazioni di promozione delle attività turistiche e culturali
associazioni legate alle attività produttive agricole
associazioni legate alle attività produttive non agricole
associazioni venatorie ed ittiche Università??

Quindi 15 sindaci e almeno 5 rappresentanti delle associazioni del territorio.

2 - Va bene che la Comunità proponga al Presidente della Giunta, che li deve nominare, i nomi degli “assessori” (il Consiglio Direttivo) ma questi non siano solo “interni” alla Comunità stessa come previsto adesso; almeno la metà siano “esterni”; non vedrei niente in contrario che si prevedesse che uno degli assessori fosse direttamente scelto dalla Regione. E anche il Presidente potrebbe essere tranquillamente scelto dalla Regione, tra i 5 assessori, oppure, e forse meglio, anche esterno.

3 - ma soprattutto: i nomi degli aspiranti assessori siano accompagnati dal programma; assieme all'elenco degli assessori il Presidente della Giunta approvi quindi anche il suddetto programma.

4 – Altro aspetto fondamentale poi: prevedere obbligatoriamente che almeno una volta all'anno vengano redatti e inviati
alla Regione
a tutti i Consigli comunali
alla Consulta
  • un rapporto “politico” sull'attività svolta e sulla attuazione del programma;
  • un rapporto tecnico-politico sulla situazione relativa alle autorizzazioni paesaggistiche;
  • un rapporto sulle infrazioni rilevate e sui contenziosi aperti.

COSI' ALMENO SI INFORMANO, SI COINVOLGONO E SI RESPONSABILIZZANO TUTTI!!

Centralità del programma

E' chiaro che con queste proposte protagonista centrale della nuova strategia, assieme all'allargamento della partecipazione agli organi di gestione, e quindi alle persone, diventa IL PROGRAMMA.
Finora non è stato così:
  • o abbiamo visto programmi impresentabili (quasi sempre, ma in particolare con l'ultima giunta, prima dell'attuale crisi);
  • o abbiamo visto programmi apprezzabili ma rimasti completamente sulla carta ( il discorso vale in particolare per il Comitato Esecutivo eletto nel 2011).
Se lo si deve mandare alla Regione (e contemporaneamente a Consiglieri e altre realtà del territorio) quantomeno lo si dovrà fare sul serio! E in particolare la Regione ne diventa coprotagonista e vorrei dire quindi corresponsabile.
Ma anche qui si ripresenta il problema di fondo:
- se le finalità del Parco vengono limitate ai soli aspetti naturalistici, non è che sul programma si possa giocare più di tanto;
- se invece le finalità restano quelle previste dalla 38 e dal PA, c'è lo spazio per programmi ambiziosissimi. Ed è qui che dovrebbe avvenire il vero confronto fra tutti. E quando dico ambiziosi non intendo certo riferirmi a programmi fantasiosi e utopistici.
Vi sono impegni che potrebbero avere grandi ricadute in termini di immagine e di crescita collettiva e che non costerebbero niente, se non un po' di sensibilità e un vero impegno politico-culturale.

E non è sempre e solo questione di fondi

Faccio due esempi, ma se ne potrebbero aggiungere tanti altri anche sicuramente da parte di molti di voi.
Il primo, tornando alle autorizzazioni paesaggistiche. Non mi limiterei ad auspicare che queste restino al Parco. Per diversi aspetti a me non piace come finora questa competenza è stata gestita (e sono stato dentro la CT per un decennio). In particolare non si è mai fatto un confronto serio sui tanti problemi collegati a questo tema pur così importante e sentito. Solo slogan generici e approssimativi.
E allora cosa costerebbe fare almeno ogni anno, magari in occasione della presentazione del rapporto di cui sopra, un incontro pubblico/convegno in cui discutere questo rapporto affrontando tutte le importanti problematiche connesse: iter delle autorizzazioni, numero e tipologia dei progetti presentati, qualità e difetti riscontrati, rapporti con la gente, coi professionisti, con gli uffici tecnici vari …
Non diventerebbe un'occasione per fare, non demagogicamente, il punto della situazione? Per discutere in modo concreto di problemi veri. Un'occasione per crescere tutti? Per avvicinare il Parco alla gente? Non aver preso iniziative di questo tipo in un quarto di secolo è secondo me una non scusabile colpa storica, una occasione persa. Tanto più, ripeto, dal costo zero!

Secondo esempio. Come tante vene che portano il sangue un po' dappertutto all'interno di un corpo, sono ormai veramente molti i sentieri che corrono all'interno dell'area Parco (forse la sua infrastruttura più preziosa). Ma come si è gestito tutto questo capitolo di così rilevante interesse? A me pare che siamo anche qui piuttosto lontani da una gestione efficiente e in grado di valorizzare questo capitolo come merita.
Pensiamo ad un aspetto di assoluta attualità: da qualche mese il Parco è impegnato nella realizzazione di tutta una serie di interventi, prevalentemente nuovi sentieri, grazie ad un cospicuo finanziamento della Regione (7/800.000 €, a riprova che non sempre è questione di soldi). Chi ne sa qualcosa? Come si fa a non pensare a qualche efficace iniziativa per far conoscere e promuovere questa realtà? (magari sullo sfondo dell'assillante problema dei forestali). Approfittando poi di queste iniziative per affrontare anche qualche altro aspetto più delicato, come il contrasto al motocross, la disciplina delle bici sui sentieri, la privatizzazione di molti sentieri....
Anche qui: iniziative dal costo zero e che anzi potrebbero servire a catturare collaborazioni preziose, come solo in parte sta avvenendo.

Programma e Piano Ambientale

Ma basterebbe partire dal PA e confrontarsi con la realtà del territorio e coi suoi protagonisti più attenti per avere un panorama straordinario di opportunità su tutti i fronti su cui lavorare.
Ci sono progetti che consentirebbero al Parco di essere protagonista, a costo zero, su scelte vitali che riguardano territorio e ambiente.
Si pensi all'”atrio delle Terme” a nord, come progetto che dovrebbe valorizzare quest'area strategica che rappresenta la cerniera fra il Parco vero e proprio e la città termale più importante del mondo.
O al progetto cementerie a sud con i problemi attualissimi dei rifiuti che si vorrebbero usare come combustibile nella cementeria di Monselice, o del futuro delle aree occupate dai due cementifici che hanno cessato l'attività.
Quante occasioni perse finora dal Parco anche su questi 2 fronti!

Almeno solo una citazione sui tanti altri progetti suggeriti dal PA. Quelli tematici, per esempio; come:
agricoltura
flora e fauna
boschi
percorsi
musei (attualissimo con quel che sta succedendo coi musei dei Colli ...)
ville (altrettanto attuale per molti motivi ....)
...
Esistono dei materiali interessanti (non tutti!) prodotti negli anni passati e poi magari messi da parte, che potrebbero essere ripresi, fatti conoscere, aggiornati e valorizzati.

Ma ci sono poi i progetti integrati, di valenza urbanistico-ambientale, ma anche paesaggistica e turistico-economica. Secondo me straordinariamente qualificanti. Si pensi alle “porte” del Parco, come quella di Battaglia (tra Cataio, canali e centro storico) o di Teolo/Bresseo in corrispondenza di villa Lugli. E numerosi altri ancora che mi dispiace non citare.
E poi i tanti progetti specifici. Ce ne sono alcuni già avviati, ma non conclusi e gestiti malissimo, che attendono finalmente un salto di qualità. Come l'anello ciclabile, o il colle della Rocca.
E mi limito solo a citarne qualche altro: il monte Venda, la collina di Este, la Valcalaona, la villa Lando-Correr a Lozzo … O magari progetti semplici, ma di enorme suggestione e potenzialità come la sistemazione del podere del Petrarca...

Se il Parco non diventa almeno regista e animatore di progetti come questi, in effetti merita di essere considerato ente inutile!

Perdonatemi questa panoramica, purtroppo frettolosa e largamente incompleta, ma io sono sempre più insofferente a sentir parlare di questo territorio ignorandone troppo spesso valori e potenzialità.
[Lo dice anche il PA che non conosciamo e non sappiamo valorizzare il nostro patrimonio: “le conoscenze e l'informazione che gli abitanti nel bacino di utenza hanno delle risorse, delle attività e delle potenzialità del Parco, si presentano attualmente molto disorganiche, frammentarie e per molti aspetti carenti”]

Sede del Parco circondata dal cemento. Emblematico?

Chiudo con un altro esempio, per il suo valore emblematico. Vi pregherei di dedicare qualche attenzione a quello che sta succedendo attorno alla sede del Parco. Una sede prestigiosa, in un luogo strategico, che però si è andata riducendo sostanzialmente a un contenitore burocratico. Mi vien da fare questo parallelismo: come il Parco ha perso il rapporto col territorio, così la sede sta perdendo del tutto il rapporto col suo contesto. Ha un affaccio che potrebbe essere una opportunità eccezionale di valorizzazione ambientale-urbanistica-culturale e anche sociale. E' l'area verde, alle porte del centro storico di Este, che la separa, ma che invece dovrebbe unirla, al canale e all'anello ciclabile.
Ebbene: vi sono in corso grossi lavori: tolta tutta la vegetazione, profondamente scavato il terreno in più punti.... E' la bonifica credo da quello che vi ha lasciato l'Italgas. E dopo? Temiamo che si stia avvicinando, a bonifica eseguita, la “valorizzazione” si, ma quella edilizia dell'area. Avvolgendo così a 360 gradi la sede col cemento.
Non sarebbe davvero una sorte triste e poco edificante? Non si potrebbero finalmente, anche qui, prendere in considerazione progetti di ben altra valenza, anche simbolica?
Sempre naturalmente che il Parco sopravviva e con un ruolo dignitoso!

Le 3 decisive proposte per il Parco

Che secondo me sarebbe assicurato se, in definitiva, in tanti ci presentassimo alla Regione sostenendo con determinazione almeno 3 richieste di fondo:

  1. che vengano mantenuti, nella sostanza, e non scardinati, quei pilastri, la legge 38/'89 e il PA, che la nostra comunità ha saputo costruire nella sua storia recente;
  2. che venga rinnovata la “governance” del Parco aprendola all'apporto di importanti settori della nostra società;
  3. che venga alzata l'asticella del programma da gestire arricchendolo con progetti degni del valore di questo territorio.

E' in fondo la sostanza dell'appello che abbiamo lanciato già nel giugno scorso.

Gianni Sandon
Battaglia T., 29 Settembre 2016