Si è svolto giovedì 29 settembre alle
20.30, al Centro Bachelet di Battaglia Terme
l'incontro-confronto organizzato da varie associazioni ambientaliste sulla nuova legge regionale relativa ai
parchi.
E' in sostanza il tentativo, ragionato e "disperato" di
correggere il disegno della Regione indirizzandolo verso
l'obiettivo di migliorare, non di far fuori il Parco dei Colli.
Presentiamo qui di seguito l'esaustiva relazione di Gianni Sandon.
Buona lettura! (Leggete (e impegnatevi) fino in fondo!)
NUOVA
LEGGE QUADRO REGIONALE E PARCO DEI COLLI EUGANEI: CRITICHE E PROPOSTE
Non
è un incontro di circostanza.
Le
considerazioni svolte nella presente relazione sono il risultato del
confronto che si è svolto all'interno di un gruppo di associazioni
ambientaliste.
Le
sottoponiamo alla vostra attenzione e sollecitiamo le vostre
osservazioni e magari anche le vostre critiche. L'obiettivo è
comunque quello di tentar di trovare dei punti
di accordo, se non su
tutto almeno sulle questioni di fondo. E tentar di promuovere assieme
qualche iniziativa, in particolare nei confronti della Regione, anche
in vista della fase delle audizioni che a breve dovrebbe aprirsi.
In
ogni caso abbiamo pensato fosse utile per tutti creare un momento di
riflessione e confronto su un tema così rilevante.
Acqua
sporca
Il
pericolo incombente è che con la proposta di legge in discussione
vengano prese dalla Regione, approfittando di distrazione e
disinteresse, decisioni nefaste per il territorio e la nostra
comunità.
In
concreto: temiamo che si possa verificare il classico caso che
assieme all'acqua
sporca si butta dalla
finestra anche il neonato!
Di
sicuro di acqua sporca da buttare qui ce n'è tanta. Siamo i primi a
ritenere necessari e urgenti profondi cambiamenti.
Ma
questa proposta di legge della Regione non migliora la situazione,
anzi secondo noi la peggiora. Uccide il Parco! E ci fa fare un salto
nel buio.
Spero
che tutti l'abbiano letta, anche se non è proprio una lettura
piacevole. Per di più bisognerebbe aver letto anche le altre
versioni (siamo alla
quarta a partire dal 2012: brutto segno queste lungaggini e questi
continui cambiamenti!), e magari anche le altre che l'hanno
affiancata (del PD e dei sindaci dei Colli).
Le
critiche di fondo in sintesi
In
estrema sintesi contestiamo questa proposta in particolare per questi
due motivi di fondo:
cancella
la parte più qualificante del Parco, stravolgendone e immiserendone
le finalità e prospettando di conseguenza un drastico
ridimensionamento di tutto l'apparato (personale e sede);
conferma
invece, nella sostanza, l'attuale “governance”, che costituisce
per noi proprio il vero problema, la causa principale (Regione a
parte) dell'attuale critica situazione.
Cercherò
di documentare queste affermazioni e di fare delle concrete
controproposte. Sulle quali vorremmo sentire il vostro parere.
Legge
quadro?
Credo
sia necessaria una premessa
importante.
Questa
che stiamo discutendo è presentata come una legge
quadro, che dovrebbe
“disciplinare e
valorizzare la
rete ecologica regionale...”
In
realtà non lo è (con conseguenze pratiche importanti). Infatti:
riguarda,
non dico esclusivamente, ma principalmente si, proprio il Parco dei
Colli Euganei;
e
peraltro, anche con specifico riferimento al nostro Parco, è non
poco pasticciata (e mi riferisco qui, al momento, non al merito ma
alla forma).
Ma
se è così le conseguenze pratiche sarebbero:
che
resta sul tappeto il problema di una effettiva legge quadro (detto
tra parentesi lo è molto di più la proposta Azzalin e altri del
2013);
che
se proprio si vuole intervenire sul Parco dei Colli Euganei,
basterebbe allora agire con una legge ad hoc sulla specifica legge
istitutiva (come si è fatto varie volte in passato) senza questa
confusa e, lasciatemi dire, ipocrita messinscena.
No,
non è una legge quadro!
Diciamo
sinteticamente perchè
non riteniamo questa una legge quadro.
Il
titolo enuncia, come dicevo, che la legge “disciplina
e valorizza la rete ecologica regionale...”.
Proposito che resta però solo nel titolo e nella pomposità del 1°
articolo (“finalità ed obiettivi”). La rete ecologica regionale
comprende infatti, lo ricordiamo, i parchi ma anche varie altre
tipologie di aree protette (le aree SIC/ZPS, i corridoi ecologici, le
aree Unesco...). Ebbene, la nostra legge:
in
realtà già subito all'art. 2 circoscrive il suo campo di
intervento ai soli parchi regionali, una parte quindi della rete
ecologica, demandando il resto ad altri provvedimenti;
non
riguarda certo la istituzione di nuovi parchi regionali (non credo
ci sia qualcuno convinto del contrario);
si
riferisce quindi in definitiva ai soli 5 esistenti;
e tra questi il primo, se non l'unico, ad essere incisivamente
interessato dalla legge è proprio il Parco dei Colli Euganei.
E
perchè allora, come dicevo, se l'obiettivo è il nostro Parco, non
si è casomai pensato ad un provvedimento specifico senza passare per
questa confusa e fuorviante messinscena? Questa in effetti potrebbe
anche essere la prima osservazione/proposta da fare alla Regione: o
fai una vera legge quadro o intervieni sulla legge specifica!
L'intreccio
perverso tra la presunta legge quadro e la legge 38/'89 istitutiva
del Parco dei Colli Euganei
Tanto
più che c'è questa ulteriore
aggravante dovuta
al mescolamento delle due diverse impostazioni.
Per
il Veneto fin qui noi abbiamo avuto la legge quadro per i parchi
40/'84 e poi, sulla base di questa, le singole, specifiche leggi
istitutive dei 5 parchi regionali; per i Colli la 38/'89.
Ebbene,
la proposta in questione all'art. 41:
abroga
completamente la legge quadro 40/'84;
abroga
poi alcuni articoli della 38 e ne lascia in vigore diversi altri. E
precisamente abroga tutti quelli relativi alla “governance” (dal
17 al 29) e 3 e mezzo di quelli relativi alla prima parte (per
esempio, come vedremo, quelli relativi all'iter del PA e alla
Commissione Tecnica). Non abroga invece quelli relativi alle
finalità del Parco e ai contenuti del PA.
Non
approfondisco la questione, ma è evidente che ne nasce un
grande pasticcio: per
il nostro Parco varrebbero contemporaneamente alcuni articoli della
vecchia 38 e tutta una serie di articoli della nuova legge. Provate a
mettere assieme il testo risultante e vedrete il pasticcio
impresentabile che ne vien fuori. E ne avremo qualche riprova tra
poco.
Parco
dei Colli Euganei: solo “natura”?
Entriamo
nel merito di
cosa cambierebbe per il nostro Parco.
Il
pericolo più grave sta nelle nuove
finalità che vengono
previste per i parchi, il nostro in particolare. Detto in sintesi:
E
già nascerebbero su questa artificiosa frammentazione una montagna
di perplessità. E non è certo solo filosofia!
Conseguenza
1: autorizzazione paesaggistica ai singoli Comuni
Coerentemente
con questa impostazione il Parco, tra le altre conseguenze, in
particolare, non
dovrebbe più rilasciare l'autorizzazione paesaggistica
e dovrebbe rivedere radicalmente il Piano
Ambientale. Vediamo
la prima.
I
vari interventi, quelli edilizi e altri, sarebbero subordinati alla
verifica di compatibilità con il “Piano del Parco”. L'Ente
gestore (art. 16) dovrebbe rilasciare un nulla osta di compatibilità
con detto Piano del Parco (vedremo tra poco i contenuti di questo
Piano) ma solo per quegli interventi, anche edilizi, “CHE
POSSONO ALTERARE IN MODO PERMANENTE L'ASSETTO AMBIENTALE E DELLE
RISORSE NATURALI”.
Invito a immaginare la confusione e i possibili contenziosi su questo
concetto di “alterazione permanente delle risorse naturali”!
Le
funzioni relative all'autorizzazione paesaggistica vengono invece
delegate ai singoli Comuni.
Viene
cancellata la Commissione Tecnica
prevista dai commi 3 e 4 dell'art. 16 della 38 (art. 41, c. 2b) (il
mezzo articolo cui facevo prima riferimento).
In
quanto al nuovo nulla osta “entro
1 anno dalla emanazione della legge la Giunta adotta una apposita
direttiva per fissarne le modalità di rilascio”.
C'è bisogno dunque di una nuova direttiva e di un anno di tempo per
questo nuovo tipo così nebuloso di nulla osta!!
A
parte altri dubbi vari (per esempio: come verrà gestito e da chi il
vincolo idrogeologico?) non possono non essere oggetto di forte
preoccupazione:
la
riduzione dei poteri di intervento del Parco al solo campo (peraltro
dai confini indefiniti) della protezione “naturalistica”;
lo
sgretolamento dell'ottica unitaria (in senso territoriale ma anche
burocratico per i vari tipi di vincolo) con la quale,
pur con tanti aspetti critici, sono state finora gestite le pratiche
edilizie;
il
periodo di confusione e di disagi che si profila soprattutto per i
cittadini;
Insomma
un vero arretramento burocratico e culturale di fondo.
Tornerò tra poco anche
con delle proposte su questo problema delle autorizzazioni
paesaggistiche.
Conseguenza
2: ridimensionato e depotenziato il Piano Ambientale
Per
quanto riguarda il Piano Ambientale
la situazione è ancora più confusa e preoccupante.
Intanto
non si parla più di Piano Ambientale, ma (art. 9), come ho già
citato prima, di “PIANO
DEL PARCO”, che
deve “assicurare la
necessaria protezione, conservazione e valorizzazione della natura e
dell'ambiente”
(scappato??). Ma si precisa subito dopo che il “piano
determina... vincoli e limitazioni … al fine di evitare disturbi e
impatti al
patrimonio naturalistico...”.
Più esplicitamente nella proposta del 2012 si parlava non di Piano
del Parco ma di “Piano
naturalistico”.
Ma la sostanza non cambia. Ed è con questo Piano del Parco che deve
essere fatta la verifica di compatibilità di cui si è detto poco
fa.
E
il nostro PA che ha l'impostazione e la ricchezza che specificheremo
meglio tra poco? Non è detto nulla di preciso su che sorte deve
avere. Sono fatti salvi, come già osservato, gli articoli relativi
ai contenuti e agli elaborati, non quelli relativi all'iter per
l'approvazione. Si dice solo: “Per
i parchi … già istituiti... sono fatte salve le disposizioni dei
relativi piani, ove
più restrittive”.
Cosa vuol dire??? Impossibile decifrare, agli effetti pratici, questa
norma. Come si fa a decidere quali sono le norme “più restrittive”
tra piani fra loro così diversi come PA e Piano del Parco? Mistero!
Intuibile
che periodo di confusione e disorientamento nascerà anche qui per
cittadini e operatori.
Conseguenza
3: ridimensionati anche personale e sede
E'
chiaro quindi che siamo di fronte all'aspetto centrale della nuova
legge, sia per quanto riguarda la mission politico-culturale del
Parco, ma anche per quanto riguarda, in termini più pratici, la sua
organizzazione; diventerà inevitabile, se passa la legge, il
ridimensionamento del personale
(tanto se deve occuparsi solo di “natura”!). E infatti (art. 40,
c. 9): “Entro 180
giorni dalla data di entrata in vigore della legge, la Giunta
regionale effettua la ricognizione delle risorse umane e strumentali
dei parchi regionali al fine di provvedere al nuovo assetto
organizzativo dei parchi stessi”.
E per capire a chi è diretto questo “nuovo assetto organizzativo”
basta leggere la relazione illustrativa: “vista
la notevole differenza di dotazione organica tra i 5 parchi
regionali, la medesima razionalizzazione viene operata anche in seno
al personale dipendente degli Enti Parco, attraverso un controllo
diretto da parte della Regione”.
E va da sé che questo ridimensionamento del personale comporterà
anche quello della sede
(e così dopo Ca' Emo a Monselice andrà in crisi anche Ca' Mori a
Este).
Per
i Colli Euganei un salto mortale all'indietro
Se
questi aspetti sono importanti per tutti i parchi, lo sono tanto più
per un Parco come questo nostro dei Colli Euganei. Val la pena di
farci qualche specifico ragionamento.
Non
c'è dubbio che la caratteristica
fondamentale dei Colli Euganei
è quella di essere un territorio assolutamente originale sotto il
profilo geologico-naturalistico, ma allo stesso tempo di presentare
un densissimo intreccio tra questi aspetti e quelli, spesso
straordinariamente qualificanti, legati ad una presenza millenaria e
diffusa dell'uomo.
Impossibile
e oltremodo artificioso dividere qui natura-paesaggio-ambiente e
territorio.
Ma
quel che è peggio è che la nostra comunità questa problematica se
l'è già trovata di fronte e ha già fatto delle scelte che, dando
pure per scontate incertezze e contraddizioni, sono nella sostanza
estremamente avanzate. E che ora tornare superficialmente indietro
sarebbe veramente delittuoso.
Mi
soffermo ancora un attimo su questo aspetto (sul quale peraltro
sarebbe importante soffermarsi molto più a lungo).
La
legge 38, arrivata
come vedremo non a caso (quello dei Colli è stato il 1° parco del
Veneto), precisa subito (art. 1, c. 1) che il Parco è istituito
“al
fine di tutelare i caratteri naturalistici,
storici e ambientali del
territorio”
E
ancora più chiaramente precisa (art.2) che finalità del parco è:
“la
tutela, il mantenimento, il restauro e la valorizzazione
dell'ambiente naturale,
storico, architettonico e paesaggistico considerato nella sua
unitarietà e
il recupero delle parti eventualmente alterate”.
E
se in realtà fissa dei confini piuttosto ristretti (la parte
collinare vera e propria o poco più) ha però l'accortezza di
considerare provvisori tali confini e di delegare il Piano Ambientale
a individuare quelli definitivi.
E
in questa direzione il Piano
Ambientale (adottato,
ricordiamo, nel '94 e approvato nel '98) fa un lavoro di
straordinario livello politico-culturale e lo traduce concretamente
in un prezioso strumento di tutela ma anche di gestione e di
promozione.
Sarebbe
imperdonabile chiudere ora così maldestramente questa fase invece
che riprendere e valorizzare questo strumento più che mai attuale
nella sua impostazione, ma purtroppo misconosciuto e tradito,
buttandolo dalla finestra come acqua sporca.
Piano
Ambientale, il “vestito” su misura per i Colli Euganei
Vi
abbiamo distribuito le poche ma densissime pagine della sintesi
introduttiva della Relazione illustrativa del PA
perchè delineano nel modo più chiaro le linee portanti di questo
strumento. Almeno questa sintesi bisognerebbe leggerla con
attenzione.
Si
vedano in particolare i 4
“aspetti peculiari” che
caratterizzano le scelte del PA:
dal
cuore del Parco alla periferia
(che chiarisce, tra l'altro, le ragioni che hanno portato
all'allargamento dei confini);
importanza
assegnata al paesaggio
(con i riferimenti alle “unità di paesaggio”);
tentativo
di spostare l'asse della tutela ambientale dai
vincoli alla gestione attiva
(con riferimenti ai progetti);
rapporti
di dialogo e
d'interazione coi piani locali
Sono
altrettante “chiavi
di lettura per ben intendere le proposte e la struttura del PA”.
[E a
proposito del “cuore” e della “periferia” richiamo almeno le
prime righe veramente centrali per capire la “struttura” del PA:
“Un primo aspetto concerne lo spostamento
d'attenzione dal “cuore” del Parco alla sua “periferia”. E'
infatti nella fascia periferica, interna ed esterna ai confini
fissati dalla legge istitutiva, che si manifestano i principali
problemi,
i conflitti
e le incompatibilità che
occorre affrontare per assicurare effettivamente la salvaguardia del
Parco e del suo stesso cuore; ed è, d'altra parte, in questa stessa
fascia che si profilano le maggiori opportunità
per promuoverne la valorizzazione e la corretta utilizzazione ...”]
Ma
si vedano poi le 5
principali “strategie di gestione” proposte
dal Piano:
A
- per la gestione del patrimonio naturale e culturale
B
- per il controllo delle attività incompatibili
C
- per la valorizzazione agroforestale
D
- per il controllo dell'urbanizzazione
E
- per l'organizzazione e il controllo della fruizione
[A
proposito della valorizzazione agroforestale,
faccio solo questa citazione, il PA evidenzia:
“la centralità delle attività agricole
ai fini della tutela dei caratteri specifici del paesaggio Euganeo,
della difesa del suolo e degli equilibri ecologici, della
conservazione del patrimonio culturale diffuso, oltre che ai fini
dello sviluppo sostenibile delle popolazioni locali”]
E.
ancora, si veda la descrizione, sia pure sintetica, delle 3
parti principali che caratterizzano la struttura del PA:
la
tradizionale zonizzazione, ma con la innovazione delle 26 unità di
paesaggio
l'articolazione
del PA per settori di attività o di intervento
la
fondamentale normativa
per PROGETTI
tematici
integrati
di intervento unitario
Bisognerebbe
ovviamente leggerla poi tutta la Relazione illustrativa che
giustifica rigorosamente questa impostazione.
La
cartografia e le norme di attuazione costituiscono la coerente
traduzione di questa impostazione.
“Vestito”
purtroppo lasciato … nell'armadio!
E'
o no questo il “vestito” più adatto al nostro Parco?
Non è una conquista che dovrebbe essere difesa da tutti?
Purtroppo
però questo “vestito” è rimasto nell'armadio!
Il
PA è stato sostanzialmente misconosciuto e disapplicato. E questo è
il vero problema di fondo!
E
adesso invece che riprendere questo strumento, magari “pulendolo”
e aggiornandolo, lo si vorrebbe distrattamente buttare nel
dimenticatoio, nei rifiuti mi verrebbe da dire, sostituendolo con che
cosa? Abbiamo visto con che tipo di piano (solo “naturalistico”),
e con quali conseguenze. Un vero e proprio miope, irresponsabile
vorrei dire, salto nel buio.
Le
radici profonde della 38 e del Piano Ambientale
Prima
di fare qualche osservazione sulla organizzazione del Parco e di fare
delle concrete proposte, un'ultima considerazione
“storica”,
ma utile per capire l'attuale situazione e valutare le prospettive.
Lo
accennavo prima: la legge '38, col collegato PA, non è nata per caso
nel 1989. Ben lungi dal voler avventurarmi sul terreno di una
ricostruzione storica, peraltro non priva di interesse credo, mi
limito a ricordare che l'idea di un'area protetta speciale era nata
già a metà degli anni 60, col Consorzio
Valorizzazione Colli Euganei,
ma ha avuto una spinta decisiva da quegli avvenimenti clamorosi
(protagonisti stavolta in particolare i cittadini, organizzati in
Comitati)
che hanno portato i Colli e i loro problemi ambientali, fine anni
60/primi anni 70, alla ribalta nazionale tanto da indurre il
Parlamento a emanare una legge
speciale (la
n. 1097 del 1971),
una delle prime leggi “ambientali” in Italia, per fermare
quell'attività estrattiva che allora stava letteralmente demolendo
questo paesaggio.
Ma
questa ondata di interesse ha portato anche ad altri decisivi
provvedimenti di tutela (fermando ad esempio progetti che prevedevano
milioni di metri cubi nelle più belle aree dei Colli) e ha anche
spinto a concretizzare operazioni
di valorizzazione che
hanno orientato in modo decisivo la politica di gestione di questo
nostro territorio. D'obbligo ricordare almeno tutte le acquisizioni,
dirette o indirette, del Consorzio Valorizzazione, sia di aree di
pregio naturalistico come monte Grande, monte della Madonna, monte
Venda (non l'area militare), sia di altri beni storico-ambientali
come villa Beatrice e m. Gemola, fornace di cava Bomba e m. Cinto,
castello di S. Martino, colle della Rocca, la stessa villa Draghi e
il suo parco ... E ancora, in altro ambito, la collezione che da dato
vita al museo Centanin.
E'
sullo sfondo di queste spinte, attente alla ricchezza di valori di
questo territorio, che si è concretizzata la proposta del nostro
Parco.
La
nuova legge regionale è dunque per i nostri Colli quanto di più
inadeguato si possa proporre: per
la natura ma anche
per la storia
del nostro territorio.
Il
vero problema: non la 38 e il PA, ma la “governance” del Parco
Ma
perchè non abbiamo saputo valorizzare lo strumento del Piano
Ambientale così apprezzabilmente impostato? Perchè, vale a dire, il
Parco in questo quarto di secolo non ha messo radici profonde?
Riflessione
che meriterebbe un convegno, non qualche semplice slogan. E'
purtroppo a questi che devo limitarmi qui, precisando almeno che sono
però “slogan” meditati e convinti.
In
estrema sintesi:
troppo potere dato ai sindaci (che
non si sono dimostrati all'altezza del ruolo loro assegnato – e lo
dico senza accentuazioni polemiche fine a se stesse – lo ammettono
del resto anche tanti sindaci),
e troppo scarso il coinvolgimento degli altri protagonisti
(certo, bisogna dirlo, anche per colpa loro, almeno in parte; e ci
metto anche le nostre associazioni ambientaliste).
Non
è allora sull'impoverimento e sul restringimento dei compiti e delle
finalità del Parco che bisogna puntare, ma su una diversa
gestione.
E'
esattamente il
contrario di quel che vuol fare la Regione
che per quanto riguarda la gestione continua invece ad affidarla
completamente ai soli sindaci (con qualche variante del tutto
secondaria sulla modalità delle nomine).
4
proposte per una nuova “governance”
A
questo proposito le concrete proposte
che noi facciamo sono allora queste (sottolineato che la premessa
irrinunciabile, lo sottolineo ancora, è che vengano mantenute le
finalità e gli obiettivi che abbiamo illustrato, perchè se il Parco
deve diventare solo “naturalistico” è chiaro che anche tutto il
problema della gestione diventa secondario).
1
- Va bene la Comunità
formata dai Sindaci
come si legge nella proposta (il Consiglio del Parco in altre
parole). Ma proponiamo che sia allargata anche ad altre componenti,
come del resto era previsto dalla stessa Giunta nella proposta del
2012; che prevedeva la presenza nella Comunità di rappresentanti
delle:
associazioni
ambientaliste
associazioni
di promozione delle attività turistiche e culturali
associazioni
legate alle attività produttive agricole
associazioni
legate alle attività produttive non agricole
associazioni
venatorie ed ittiche Università??
Quindi
15 sindaci e almeno 5 rappresentanti delle associazioni del
territorio.
2
- Va bene che la Comunità proponga al Presidente della Giunta, che
li deve nominare, i nomi degli “assessori” (il Consiglio
Direttivo) ma questi
non siano solo “interni” alla Comunità stessa come previsto
adesso; almeno la metà siano “esterni”; non vedrei niente in
contrario che si prevedesse che uno degli assessori fosse
direttamente scelto dalla Regione. E anche il Presidente
potrebbe essere tranquillamente scelto dalla Regione, tra i 5
assessori, oppure, e forse meglio, anche esterno.
3
- ma soprattutto: i nomi degli aspiranti assessori siano accompagnati
dal programma;
assieme all'elenco degli assessori il Presidente della Giunta approvi
quindi anche il suddetto programma.
4
– Altro aspetto fondamentale poi: prevedere obbligatoriamente che
almeno una volta all'anno vengano redatti e inviati
alla Regione
a tutti i Consigli comunali
alla Consulta
un
rapporto “politico” sull'attività
svolta e sulla
attuazione del programma;
un
rapporto tecnico-politico sulla situazione relativa alle
autorizzazioni
paesaggistiche;
un
rapporto sulle infrazioni
rilevate e sui contenziosi
aperti.
COSI'
ALMENO SI INFORMANO, SI COINVOLGONO E SI RESPONSABILIZZANO TUTTI!!
Centralità
del programma
E'
chiaro che con queste proposte protagonista centrale della nuova
strategia, assieme all'allargamento della partecipazione agli organi
di gestione, e quindi alle persone, diventa IL
PROGRAMMA.
Finora
non è stato così:
o
abbiamo visto programmi impresentabili (quasi sempre, ma in
particolare con l'ultima giunta, prima dell'attuale crisi);
o
abbiamo visto programmi apprezzabili ma rimasti completamente sulla
carta ( il discorso vale in particolare per il Comitato Esecutivo
eletto nel 2011).
Se
lo si deve mandare alla Regione (e contemporaneamente a Consiglieri
e altre realtà del territorio) quantomeno lo si dovrà fare sul
serio! E in particolare la Regione
ne diventa coprotagonista
e vorrei dire quindi corresponsabile.
Ma
anche qui si ripresenta il problema di fondo:
-
se le finalità del Parco vengono limitate ai soli aspetti
naturalistici, non è che sul programma si possa giocare più di
tanto;
-
se invece le finalità restano quelle previste dalla 38 e dal PA, c'è
lo spazio per programmi ambiziosissimi. Ed è qui che dovrebbe
avvenire il vero confronto fra tutti. E quando dico ambiziosi non
intendo certo riferirmi a programmi fantasiosi e utopistici.
Vi
sono impegni che potrebbero avere grandi ricadute in termini di
immagine e di crescita collettiva e che non costerebbero niente, se
non un po' di sensibilità e un vero impegno politico-culturale.
E
non è sempre e solo questione di fondi
Faccio
due esempi,
ma se ne potrebbero aggiungere tanti altri anche sicuramente da parte
di molti di voi.
Il
primo, tornando alle autorizzazioni
paesaggistiche. Non
mi limiterei ad auspicare che queste restino al Parco. Per diversi
aspetti a me non piace come finora questa competenza è stata gestita
(e sono stato dentro la CT per un decennio). In particolare non si è
mai fatto un confronto serio sui tanti problemi collegati a questo
tema pur così importante
e sentito. Solo slogan generici e approssimativi.
E
allora cosa costerebbe fare almeno ogni anno, magari in occasione
della presentazione del rapporto di cui sopra, un incontro
pubblico/convegno in cui discutere questo rapporto affrontando tutte
le importanti problematiche connesse: iter delle autorizzazioni,
numero e tipologia dei progetti presentati, qualità e difetti
riscontrati, rapporti con la gente, coi professionisti, con gli
uffici tecnici vari …
Non
diventerebbe un'occasione per fare, non demagogicamente, il punto
della situazione? Per discutere in modo concreto di problemi veri.
Un'occasione per crescere tutti? Per avvicinare il Parco alla gente?
Non aver preso iniziative di questo tipo in un quarto di secolo è
secondo me una non scusabile colpa storica, una occasione persa.
Tanto più, ripeto, dal costo zero!
Secondo
esempio. Come tante
vene che portano il sangue un po' dappertutto all'interno di un
corpo, sono ormai veramente molti i
sentieri che corrono
all'interno dell'area Parco (forse la sua infrastruttura più
preziosa). Ma come si è gestito tutto questo capitolo di così
rilevante interesse? A me pare che siamo anche qui piuttosto lontani
da una gestione efficiente e in grado di valorizzare questo capitolo
come merita.
Pensiamo
ad un aspetto di assoluta attualità: da qualche mese il Parco è
impegnato nella realizzazione di tutta una serie di interventi,
prevalentemente nuovi sentieri, grazie ad un cospicuo finanziamento
della Regione (7/800.000 €, a riprova che non sempre è questione
di soldi). Chi ne sa qualcosa? Come si fa a non pensare a qualche
efficace iniziativa per far conoscere e promuovere questa realtà?
(magari sullo sfondo dell'assillante problema dei forestali).
Approfittando poi di queste iniziative per affrontare anche qualche
altro aspetto più delicato, come il contrasto al motocross, la
disciplina delle bici sui sentieri, la privatizzazione di molti
sentieri....
Anche
qui: iniziative dal costo zero e che anzi potrebbero servire a
catturare collaborazioni preziose, come solo in parte sta avvenendo.
Programma
e Piano Ambientale
Ma
basterebbe partire dal PA e confrontarsi con la realtà del
territorio e coi suoi protagonisti più attenti per avere un panorama
straordinario di opportunità su tutti i fronti su cui lavorare.
Ci
sono progetti che consentirebbero al Parco di essere protagonista, a
costo zero, su scelte vitali che riguardano territorio e ambiente.
Si
pensi all'”atrio
delle Terme” a
nord, come progetto che dovrebbe valorizzare quest'area strategica
che rappresenta la cerniera fra il Parco vero e proprio e la città
termale più importante del mondo.
O
al progetto cementerie
a sud con i problemi attualissimi dei rifiuti che si vorrebbero usare
come combustibile nella cementeria di Monselice, o del futuro delle
aree occupate dai due cementifici che hanno cessato l'attività.
Quante
occasioni perse finora dal Parco anche su questi 2 fronti!
Almeno
solo una citazione sui tanti altri progetti suggeriti dal PA. Quelli
tematici,
per esempio; come:
agricoltura
flora
e fauna
boschi
percorsi
musei
(attualissimo con quel che sta succedendo coi musei dei Colli ...)
ville
(altrettanto attuale per molti motivi ....)
…...
Esistono
dei materiali interessanti (non tutti!) prodotti negli anni passati e
poi magari messi da parte, che potrebbero essere ripresi, fatti
conoscere, aggiornati e valorizzati.
Ma
ci sono poi i progetti
integrati, di valenza
urbanistico-ambientale, ma anche paesaggistica e turistico-economica.
Secondo me straordinariamente qualificanti. Si pensi alle “porte”
del Parco, come quella di Battaglia (tra Cataio, canali e centro
storico) o di Teolo/Bresseo in corrispondenza di villa Lugli.
E numerosi altri ancora che mi dispiace non citare.
E
poi i tanti progetti
specifici. Ce ne sono
alcuni già avviati, ma non conclusi e gestiti malissimo, che
attendono finalmente un salto di qualità. Come l'anello ciclabile, o
il colle della Rocca.
E
mi limito solo a citarne qualche altro: il monte Venda, la collina di
Este, la Valcalaona, la villa Lando-Correr a Lozzo … O magari
progetti semplici, ma di enorme suggestione e potenzialità come la
sistemazione del podere del Petrarca...
Se
il Parco non diventa almeno regista e animatore di progetti come
questi, in effetti merita di essere considerato ente inutile!
Perdonatemi
questa panoramica, purtroppo frettolosa e largamente incompleta, ma
io sono sempre più insofferente a sentir parlare di questo
territorio ignorandone troppo spesso valori e potenzialità.
[Lo
dice anche il PA che non conosciamo e non sappiamo valorizzare il
nostro patrimonio: “le conoscenze e
l'informazione che gli abitanti nel bacino di utenza hanno delle
risorse, delle attività e delle potenzialità del Parco, si
presentano attualmente molto disorganiche, frammentarie e per molti
aspetti carenti”]
Sede
del Parco circondata dal cemento. Emblematico?
Chiudo
con un altro esempio, per il suo valore emblematico. Vi pregherei di
dedicare qualche attenzione a quello che sta succedendo attorno alla
sede del Parco.
Una sede prestigiosa, in un luogo strategico, che però si è andata
riducendo sostanzialmente a un contenitore burocratico. Mi vien da
fare questo parallelismo: come il Parco ha perso il rapporto col
territorio, così la sede sta perdendo del tutto il rapporto col suo
contesto. Ha un affaccio che potrebbe essere una opportunità
eccezionale di valorizzazione ambientale-urbanistica-culturale e
anche sociale. E' l'area verde, alle porte del centro storico di
Este, che la separa, ma che invece dovrebbe unirla, al canale e
all'anello ciclabile.
Ebbene:
vi sono in corso grossi lavori: tolta tutta la vegetazione,
profondamente scavato il terreno in più punti.... E' la bonifica
credo da quello che vi ha lasciato l'Italgas. E dopo? Temiamo che si
stia avvicinando, a bonifica eseguita, la “valorizzazione” si, ma
quella edilizia dell'area. Avvolgendo così a 360 gradi la sede col
cemento.
Non
sarebbe davvero una sorte triste e poco edificante? Non si potrebbero
finalmente, anche qui, prendere in considerazione progetti di ben
altra valenza, anche simbolica?
Sempre
naturalmente che il Parco sopravviva e con un ruolo dignitoso!
Le
3 decisive proposte per il Parco
Che
secondo me sarebbe assicurato se, in definitiva, in tanti ci
presentassimo alla Regione sostenendo con determinazione almeno 3
richieste di fondo:
che
vengano mantenuti, nella sostanza, e non scardinati, quei pilastri,
la legge 38/'89 e il PA, che la nostra comunità ha saputo costruire
nella sua storia recente;
che
venga rinnovata la “governance” del Parco aprendola all'apporto
di importanti settori della nostra società;
che
venga alzata l'asticella del programma da gestire arricchendolo con
progetti degni del valore di questo territorio.
E'
in fondo la sostanza dell'appello che abbiamo lanciato già nel
giugno scorso.
Gianni
Sandon
Battaglia
T., 29 Settembre 2016